venerdì 23 settembre 2011

Le regole per l'autostima dei bambini

SII CONVINTA DI QUELLO CHE DICI

Quando parliamo, facciamo attenzione non solo a quel che diciamo, ma a come lo diciamo, ad esempio attraverso la mimica o la postura. È necessario che non ci sia contraddizione tra il canale verbale e il non verbale, perché più sono piccoli, più i bambini recepiscono prevalentemente il secondo aspetto. Ecco perché bisogna essere convinti di quel che si dice, altrimenti si crea confusione e il bambino percepisce quasi un inganno da parte nostra.

ATTACCA L'ERRORE NON IL BAMBINO

È fondamentale che il bambino impari a separare quel che fa da quel che è. Se commette qualcosa di sbagliato, non è lui sbagliato. Per questo se ad esempio rompe un bicchiere non bisogna dirgli: “Sei un disastro!” perché in tal modo si colpisce la sua persona. Meglio dirgli: “Hai fatto un pasticcio!” limitandosi a rimproverarlo per quello che ha fatto. Allo stesso modo, è sbagliato dire: ”Non sei capace di fare…”, meglio: “Non hai ancora imparato a capire come si fa…”. Non bisogna punire il bambino, ma il suo errore.

SE SBAGLI TU, AMMETTILO

Se il genitore si rende conto che un rimprovero è stato eccessivo o che ha preso una svista, deve avere il coraggio di ammetterlo. A volte si ha paura di sembrare deboli o di perdere la propria credibilità, ma chiedere scusa non è abbassare la guardia, è un atto di umiltà, che aiuta il bambino a capire che se si sbaglia si può rimediare – senza sentirsi sbagliati - ed anche noi “grandi” non siamo invulnerabili o perfetti. Se poi un giorno siamo nervosi per motivi nostri, meglio dirlo a priori, se no il bambino, che crede di essere sempre al centro del mondo, si colpevolizza, senza sapere che mamma e papà possono avere tanti altri problemi.

POCHI CONCETTI MA CHIARI

Con i bambini non bisogna fare discorsi troppo lunghi, ma fare riferimento solo all’argomento di cui si vuol parlare, senza girarci troppo intorno, se no rischiano di entrare in confusione. Poche cose, chiare, circoscritte e vere, altrimenti il messaggio che arriva è talmente generico che non solo non capiscono cosa ci aspettiamo da loro o cosa devono fare, ma non facendo nulla proveranno un senso di inadeguatezza.

NON RIVANGARE IL PASSATO

Se un comportamento non va bene bisogna dirglielo, certo, ma non è necessario rivangare il passato. Inutile ricordare al bambino che anche altre volte ha commesso quel determinato errore: probabilmente non se lo ricorda, comincia a fare domande per capire a cosa ci riferiamo e nel frattempo si perde di vista il “qui e ora”. Se dobbiamo rimproverarlo per situazioni presenti, non cerchiamo collegamenti con situazioni passate: è inutile se non controproducente.

DIMOSTRAGLI IL TUO AFFETTO

I bambini hanno bisogno di sentirsi accettati e amati. Non lesiniamo le dimostrazioni di affetto e facciamo capire loro che li amiamo. Come? Con il contatto fisico, che è per loro la più importante forma di comunicazione. Soprattutto se sono stati separati da noi per un certo tempo (ad esempio dopo la scuola), non perdiamo l’occasione per abbracciarli e coccolarli: sentirsi amati fa crescere i bambini più sereni e sicuri di sé.

ELOGIA LO SFORZO ANCHE SE IL RISULTATO ...

Se gli affidiamo un compito e lui cerca di svolgerlo al meglio delle sue possibilità, elogiamo il suo sforzo. Sia a casa che a scuola bisogna cercare di premiare più gli sforzi che non il risultato, valorizzare più il miglioramento che non la perfezione.

NON SOSTITUIRTI MAI A LUI

Va bene aiutare, accompagnare, sostenere il bambino, ma non ci sostituiamo a lui, perché deve avere la possibilità di sperimentare e di sbagliare. Prendiamo ad esempio i compiti: non bisogna farli al posto suo, ma è giusto lasciarlo anche libero di sbagliare. E se prende un voto brutto, pazienza: un voto tutto suo è sempre meglio di un voto preso in comproprietà. Altrimenti non diventerà mai autonomo e non acquisirà mai la consapevolezza di potercela fare da solo.


mercoledì 20 luglio 2011

Pene d'amore a tre anni....

Ieri Marisa ripeteva "Michele mi ha dato le botte"..... Stamattina appena arrivati al nido, Michele le corre incontro e ne approfitto per chiedere alla maestra: "Ma e' vero che Michele le ha dato le botte?...". E la maestra risponde:" Macche', appena Michele si avvicina a Marisa, lei comincia a urlare che non lo vuole! Non si fa nemmeno avvicinare...". Pero' che bel caratterino, brava piccolina mia! Falli penare questi uomini!.....

mercoledì 27 aprile 2011

Avere un figlio dopo i 40 anni

Un figlio dopo i 40 e' un'esperienza meravigliosa.
Arrivato completamente inaspettato, quando ormai ci avevo messo una pietra sopra (tutti ti dicono che dopo i 40 e' difficile rimanere incinta, che e' pericoloso, etc etc),
ti rivoluziona la vita. A 40 anni ti sei ormai consolidata nelle tue abitudini di vita da single, con il compagno che ti capita spesso per casa (ma quando vuoi stare da sola se ne torna a casa sua), hai la tua casa arredata in un certo modo e con tutto lo spazio per te, ti sei creata i tuoi interessi e i tuoi divertimenti, ....... e all'improvviso tutto cambia!!!
E nel giro di pochi mesi: il compagno si trasferisce a casa tua (ma di sposarsi non c'era proprio il tempo), rivedi tutto l'arredo della casa (lo studio diventa la camera da letto e la camera da letto la camera della bimba, ci avanzano ancora i divani che non sappiamo dove mettere......), al lavoro non ci pensano due volte a declassarti (15 anni di duro lavoro non contano piu'), abbandoni tutti i tuoi interessi che non sono compatibili con una gravidanza (niente piu' trekking, serate passate a ballare). Ma lo rifarei di nuovo, anche se potessi 10 anni prima......
a 40 anni i tuoi genitori ormai sono anziani e non ti possono piu' aiutare (al contrario sei tu che dovresti aiutare loro, per fortuna il tuo stipendio pero' e' un po' piu' elevato e ti puoi permettere un aiuto a casa), quindi niente sostegno dei nonni. Inoltre le notti in bianco si sentono eccome!!........ I primi mesi la fatica ti soprassale, vorresti non aver mai partorito, arrivi anche a odiare il momento in cui hai messo al mondo il bambino, ti dici: "basta smetto di allattare, non ce la faccio piu'!!!!.......". Ma dopo questo periodo tragico (superato grazie a un compagno premuroso), scopri di avere accanto un angioletto che ti adora e scopri di essere indispensabile alla tua figlioletta che quando ti vede si illumina, e si dispera se te ne vai.
E inoltre ti aiuta l'esperienza: hai visto crescere i nipoti, i figli degli amici, e eviti gli errori che hanno fatto gli altri. E non so se e' questione di carattere, o se la bambina ti sente piu' serena e tranquilla, ma lei e' veramente un angelo......

Con questo post partecipo al Giveaway di MammaMoglieDonna http://mammamogliedonna.blogspot.com/2011/03/il-primo-giveaway-di-mammamogliedonna.html

Mamma, posso.....?

Da due giorni e' cominciata la fase del "Mamma, posso.....?"... "Mamma, posso scendere dal seggiolone?", "Mamma, posso bere il lattuccio?".... e' troppo divertente vederla tutta seria che chiede le cose..... ogni tanto esordisce con "Voglio scendere!", ma subito si corregge: "Mamma, posso scendere?". Ieri mattina se ne e' uscita: "Mamma, posso dire a papa'......?".....ma non avro' esagerato ad educarla cosi??

mercoledì 13 aprile 2011

Ritorno al nido

Dopo 4 giorni a casa a causa di un'influenzetta stamattina si torna al nido: disperazione totale!
Marisa si sveglia alle sette urlando "lattuccio...", glielo preparo al volo e se lo scola in 10 secondi, dopodiche' si mette a piangere (sonno?). La convinco ad alzarsi e le propongo di cambiarla e vestirla. Risposta: "No, domani!! Oggi scuola no!! " e cosi' fino al momento di uscire. Arriviamo al nido, la porto dentro e lei comincia a urlare "mammaaaaaaaaa" e me ne vado che ancora piange..... Tutta la mattina con il cellulare a portata di mano con l'ansia che mi chiamano dal nido.....
Meno male che non si ammala spesso......
Domani andra' meglio?

venerdì 8 aprile 2011

eccomi anch'io

Finalmente mi sono decisa! Non sono molto portata a scrivere, non vi meravigliate se i miei post saranno un po' striminziti......